mercoledì 25 giugno 2014

less is more

Passare il tempo con qualcuno significa donargli una parte di te. Penso al tempo speso, al tempo regalato, con chi adesso non fa più parte della mia vita. Mi chiedo come sia accaduto. Le parole sussurrate si perdono nella tempesta dei ricordi. Lo scorrere dei giorni ci ha forse cambiato? Ci trasformiamo ad ogni minuto che passa, eppure siamo i medesimi di sempre. Immutati. Penso a chi cammina con me in questo momento. Penso a chi sará con me domani. Non rimpiango il passato, il presente, il futuro. Attendo sulla soglia chi mi prenderà per mano e deciderà di donarmi un po' del suo tempo.

mercoledì 18 giugno 2014

"quello che voglio dire è che una condizione del genere dopo un po' diventa cronica.
 La ferita è riassorbita nella quotidianità e non ci si ricorda più dove è.
 Ma rimane. 
Non è una cosa che si può tirare fuori e mostrare.
Se si può, vuol dire che è una ferita da poco".
Haruki Murakami

martedì 17 giugno 2014

we'll be glowing in the dark

L'assenza a volte si fa più pressante di una presenza. Le aspettative si fanno oscure e confuse in mezzo alla luce del giorno che cresce lontano, lì sul filo dell'orizzonte. Attendi che la luna spunti in mezzo alle stelle, ma trovi solo nuvole.

venerdì 13 giugno 2014


I want my anger to be healthy
I want my anger just for me
I need my anger not to control
I want my anger to be me

mercoledì 25 aprile 2012

waiting for an expectation




Non guardarmi.
Non sai che il tuo sguardo offusca il mio?
Respiro dei tuoi sospiri.
Assente nei ricordi di quel qualcuno,
incontro Occhi stagnanti che si posano sul mio contrappunto.
Nessuna lotta.
Dimmi qualcosa che non conosco.
Sfida le parole.
Incontrami.

domenica 11 marzo 2012

(8 maggio 1938 –10 marzo 2012)


"Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch’essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un’immagine di bellezza che siamo giunti a comprendere"
 (James Joyce)

giovedì 27 ottobre 2011

Primum nil nocere


«Tutti sono affamati di morte. La nostra cultura lo è. Io, qui, come vedi, ne parlo continuamente. Ma non la esprimo. Perché nella morte io sono impegnato. Non voglio uscirne, per esprimerla, per vederla o guardarla in trasparenza. Non cerco di formularla. Ogni tanto si realizza qualcosa che mi porta in un altro luogo dal quale posso osservarla. Magari anche di riflesso. Ogni sorta di cose si riflettono in questa introspezione, ma non l'attività essenziale di ciò in cui sono impegnato [ossia l'atto del morire]. Il tempo che mi dò è il qui e ora».
«E' molto importante ciò che semplicemente il giorno ci dà, ogni singola cosa che si realizza durante il giorno. La persona, l'osservazione che ha fatto, l'odore dell'aria in quel momento. E queste cose hanno bisogno di accettazione, di ricognizione, di riconoscimento... Adesso non ho ancora la parola giusta. Ma trovare le parole è magnifico. Trovare la parola giusta è così importante. Le parole sono come cuscini: quando sono disposte nel modo giusto alleviano il dolore».


"Sto morendo ma non potrei essere più impegnato a vivere"


See U, James Hillman.

mercoledì 26 ottobre 2011

the Remains






Inflessibile al tempo che se ne va.
Incoscientemente liberato dall'inquietudine.
Intrappolato silente nell'ordine acclamante.
Come solo tu puoi.
Resta.




giovedì 6 ottobre 2011

domenica 20 febbraio 2011

Desiderio che trovi, Desiderio che hai

Guardo le nuvole in un giorno qualunque
e mi accorgo del tempo che passo a fissare su una tela
i miei desideri assonnati e invecchiati.
Non passano. Restano.
E tu sei li che vorresti trovarne di nuovi,
ma quella dispettosa vita che ogni giorno ti insegue
non ne vuole sapere.
Immobile come non mai,
i tuoi occhi lucidi di sudore
cercano in altri occhi quelle gocce che riempiono il mare.
Ho qualcosa da dirti.
Hai qualcosa da darmi.
Quello che resta.

martedì 19 ottobre 2010

Push your HEAD toward the air. Maybe.

E per una volta che ci si prova, con testa e mani basse, a guardare quella linea bella spessa che ci divide dal mondo, che fa il mondo?? Ti rispedisce dritto dritto sulla linea dello start. Ma tu sei paziente, corri mestamente fino al via e aspetti. Aspetti di nuovo il BANG che da inizio alla gara.
Sai che stavolta sei pronto. Non ti deludi più. E non pensi che alla prima curva ci sia qualcuno o qualcosa che potrebbe, forse, chissà, magari lo vorresti, farti inciampare, cadere e farti male.
Sai che ti rialzeresti. Con un bel sorriso stampato su quella faccia che a volte si prenderebbe a schiaffi da sola.
Sai che, comunque vada, sarà un successo.
Hai portato i cerotti.

"Just because I'm losing
Doesn't mean I'm lost
Doesn't mean I'll stop
Doesn't mean I will cross

Just because I'm hurting
Doesn't mean I'm hurt
Doesn't mean I didn't get what I deserve
No better and no worse"

giovedì 2 settembre 2010

Underneath my skin


"I smile when I’m angry.
I cheat and I lie.
I do what I have to do
To get by.
But I know what is wrong,
And I know what is right.
And I’d die for the truth
In My Secret Life"

martedì 13 luglio 2010

BEST WISHES

Non so bene come cominciare. L’emozione mi trapassa le dita e rende complicato far scorrere le lettere.

Ansia. Inquietudine. Frenesia. Paura, forse. Gioia. Molta gioia.

Non capita spesso che i tuoi pensieri, speranze e, si, chiamiamoli col loro nome, sogni si materializzino davanti a te.

Ho aspettato quest’incontro e le aspettative, si sa, prima o poi ti fregano. Anzi, ti fregano spesso.

Ma a volte la vita, o forse il Caso, ti sorprende. E ti piace credere che così era scritto da qualche parte nelle trame che il destino tesse.

E tutto è come avevi immaginato. Lui è perfetto: l’accento (che non ti fa capire che tre parole), quel modo affettato di gesticolare, i vestiti old style, la gentilezza e la pazienza inaspettate, le battute, le cose che dice. Sembra il copione di un film. Eppure è così reale.

Tu stai li imbambolata, a cercare di cogliere le sfumature nel tono della voce, per poi accorgerti che il traduttore sta sbagliando tutto, che le domande poste sono così scontate, che forse le risposte potevi darle tu, tanto lo conosci bene.

Un sorriso che ti sembra non finire mai, poche parole, ma di quelle che ti restano addosso.

Io-Hi, nice to meet u

Lui-Hi, nice to meet u.

Io-My name is Valentina

Lui-Yeah.

(Prende in mano il libro che ho portato. Scelto accuratamente, perché sappia che per me lui è quel libro. O quel libro è lui. E che quel libro parla a me- si, lo so, a me e a ad altri milioni di persone. Ma ora ci sono io davanti a lui con un sorriso durbans stampato in faccia, o no???)

Lui-This is an old book.

Io annuisco.

Lui-It was read a lot of times...

Sorrido e credo di avvampare. Mi firma il vecchio libro. Mi guarda negli occhi e spero che non mi voglia lasciar andare via.

Io-Thank u very much (in tipico italian style)

Lui-It's my favourite.

Anche il mio, penso.Sorrido, lo ringrazio ancora.


See u soon, Jonathan Coe.


martedì 22 giugno 2010

martedì 20 aprile 2010

Let me see


E' passato un po' di tempo da quando mi son fermata a pensare. E a scrivere. Vedo intorno a me cose che fluttuano ma non mi fermo più a guardare. Che poi sta differenza con cui ce la menano dalle elementari tra il "vedere" e i "guardare" mica lo so se l'ho ma capita fino in fondo. Cioè, pensate un po' : io vedo il tipo con gli occhiali tartarugati, il capello inclinato sulla sinistra, il bastone con lo stemma di famiglia in avorio,il vestito color sabbia di almeno due taglie più grandi, il passo basculante di chi bello dritto non ci sa più stare, oppure lo guardo? Per farla breve, resterà qualcosa di lui in me oppure passerà invisibile davanti ai miei occhi. Questo il punto.
Nel frattempo continuo a guardare.