martedì 19 ottobre 2010

Push your HEAD toward the air. Maybe.

E per una volta che ci si prova, con testa e mani basse, a guardare quella linea bella spessa che ci divide dal mondo, che fa il mondo?? Ti rispedisce dritto dritto sulla linea dello start. Ma tu sei paziente, corri mestamente fino al via e aspetti. Aspetti di nuovo il BANG che da inizio alla gara.
Sai che stavolta sei pronto. Non ti deludi più. E non pensi che alla prima curva ci sia qualcuno o qualcosa che potrebbe, forse, chissà, magari lo vorresti, farti inciampare, cadere e farti male.
Sai che ti rialzeresti. Con un bel sorriso stampato su quella faccia che a volte si prenderebbe a schiaffi da sola.
Sai che, comunque vada, sarà un successo.
Hai portato i cerotti.

"Just because I'm losing
Doesn't mean I'm lost
Doesn't mean I'll stop
Doesn't mean I will cross

Just because I'm hurting
Doesn't mean I'm hurt
Doesn't mean I didn't get what I deserve
No better and no worse"

giovedì 2 settembre 2010

Underneath my skin


"I smile when I’m angry.
I cheat and I lie.
I do what I have to do
To get by.
But I know what is wrong,
And I know what is right.
And I’d die for the truth
In My Secret Life"

martedì 13 luglio 2010

BEST WISHES

Non so bene come cominciare. L’emozione mi trapassa le dita e rende complicato far scorrere le lettere.

Ansia. Inquietudine. Frenesia. Paura, forse. Gioia. Molta gioia.

Non capita spesso che i tuoi pensieri, speranze e, si, chiamiamoli col loro nome, sogni si materializzino davanti a te.

Ho aspettato quest’incontro e le aspettative, si sa, prima o poi ti fregano. Anzi, ti fregano spesso.

Ma a volte la vita, o forse il Caso, ti sorprende. E ti piace credere che così era scritto da qualche parte nelle trame che il destino tesse.

E tutto è come avevi immaginato. Lui è perfetto: l’accento (che non ti fa capire che tre parole), quel modo affettato di gesticolare, i vestiti old style, la gentilezza e la pazienza inaspettate, le battute, le cose che dice. Sembra il copione di un film. Eppure è così reale.

Tu stai li imbambolata, a cercare di cogliere le sfumature nel tono della voce, per poi accorgerti che il traduttore sta sbagliando tutto, che le domande poste sono così scontate, che forse le risposte potevi darle tu, tanto lo conosci bene.

Un sorriso che ti sembra non finire mai, poche parole, ma di quelle che ti restano addosso.

Io-Hi, nice to meet u

Lui-Hi, nice to meet u.

Io-My name is Valentina

Lui-Yeah.

(Prende in mano il libro che ho portato. Scelto accuratamente, perché sappia che per me lui è quel libro. O quel libro è lui. E che quel libro parla a me- si, lo so, a me e a ad altri milioni di persone. Ma ora ci sono io davanti a lui con un sorriso durbans stampato in faccia, o no???)

Lui-This is an old book.

Io annuisco.

Lui-It was read a lot of times...

Sorrido e credo di avvampare. Mi firma il vecchio libro. Mi guarda negli occhi e spero che non mi voglia lasciar andare via.

Io-Thank u very much (in tipico italian style)

Lui-It's my favourite.

Anche il mio, penso.Sorrido, lo ringrazio ancora.


See u soon, Jonathan Coe.


martedì 22 giugno 2010

martedì 20 aprile 2010

Let me see


E' passato un po' di tempo da quando mi son fermata a pensare. E a scrivere. Vedo intorno a me cose che fluttuano ma non mi fermo più a guardare. Che poi sta differenza con cui ce la menano dalle elementari tra il "vedere" e i "guardare" mica lo so se l'ho ma capita fino in fondo. Cioè, pensate un po' : io vedo il tipo con gli occhiali tartarugati, il capello inclinato sulla sinistra, il bastone con lo stemma di famiglia in avorio,il vestito color sabbia di almeno due taglie più grandi, il passo basculante di chi bello dritto non ci sa più stare, oppure lo guardo? Per farla breve, resterà qualcosa di lui in me oppure passerà invisibile davanti ai miei occhi. Questo il punto.
Nel frattempo continuo a guardare.

domenica 18 aprile 2010

Lesson Number One


Spesso un pretesto assume la forma di una richiesta, non troppo implicita, di aspettativa, di condivisione, se non di effettiva supplica. Mi chiedo spesso come poter fare per circumnavigare i molti "pretesti" di cui mi circondo.
Hanno chiesto, a più voci, a Raymond Carver "perché scrivere?"
E lui ha risposto:
  • perché tutto il testo è noioso
  • perché è un gesto che amiamo
  • perché potrebbe cambiarci la vita
  • perché non c'è niente di più bello
  • perché è importante
  • perché non riusciamo a smettere
  • perché altrimenti che senso ha?
In questo momento vorrei un pretesto per non dover rispondere.

"It could be wrong
But it should've been right "

giovedì 8 aprile 2010

R.I.P.



"Don't ask us to attend 'cos we're not all there
Oh don't pretend 'cos I don't care
I don't believe illusions 'cos too much is real
So stop you're cheap comment 'cos we know what we feel "

domenica 17 gennaio 2010

L'anno che verrà


I numeri tondi non mi sono mai piaciuti. Sono finiti, perfetti nella loro rotondità. Non ci puoi giocare, tornano sempre uguali a se stessi. Non lasciano spazio all'immaginazione. Scivolano.
Sarà perchè non hanno bisogno di me per completarsi?